RICORDI DI UN VIAGGIO

 

L’ombra dei ricordi aiuta a riscoprire nel passato tante speranze per l’avvenire.

“I ricordi del passato scrivili sulla sabbia, perché il vento del deserto li porti via.”
Avevo cominciato così la mia storia della missione in Ciad, il 7 aprile 1975, meno di nove mesi dalla conclusione di quell’altra mia – la prima – nel Laos. Non sono i ricordi che contano, ma la storia, quella che Dio scrive con la sua mano: “Il braccio del Signore è forse accorciato?”(Nm 11,23). “È forse la mia mano troppo corta per riscattare?”(Is 50,2). “Ecco non è troppo corta la mano del Signore – da non poter salvare”(Is 59,1), da non poter scrivere una storia di salvezza sulle sabbie troppo mobili del cuore di ogni uomo.

Giubileo. Ricordare le meraviglie operate dal Signore per il suo popolo. Cantare le sue lodi in una forma che rinnovi e confermi per sempre nel suo popolo la speranza. Con questo sguardo uno ripercorre i passi dei giorni passati: passi e giorni numerosi, che il lungo intervallo ormai trascorso purifica e illumina.

Il mio viaggio al Laos è finito insieme al Grande Giubileo per il nuovo millennio, ma il Laos è rimasto dentro: forse è risuscitato dentro. Come un’alba nuova che offre un giorno nuovo: “La sua venuta è sicura come l’aurora”(Os 6,3). Come un seme caduto nell’oscurità della terra per rinnovare in splendore l’albero dei ricordi, sempre rimasto accanto a quello di tutti i giorni vissuti dopo.

Le strade rivisitate del Laos sono terminate. Ai giorni di allora si è aggiunto un ponte – quello chiamato “Ponte dell’Amicizia” e gettato sul Mekong di confine sembra esserne l’immagine più sicura – che le introduce in quelle ben conosciute di ogni nostro giorno. La speranza si è trasformata in gioia. I semi allora gettati vivono ancora il tempo della pazienza, ma annunciano messe sicura di frutti, perché in questa terra riposano tanti uomini, che per far accogliere quel seme come parola di verità e grazia hanno lasciato che il Signore – padrone del campo e della messe – prendesse in offerta la loro vita.

Ho visto una chiesa ferita, ma proprio per questo viva: in fondo alle sue ferite sono nascosti come semi i non pochi missionari che avevano soltanto pregato di rimanervi sepolti come annuncio di salvezza.

Forse alla luce di questa esperienza giubilare mi deciderò a rileggere tutti gli episodi della storia che la mano del Signore mi ha costruito intorno in Laos. Quelli scritti giorno per giorno in molti quaderni, affidati senza condizioni, perché custoditi con lo stesso insuperabile amore, quello che offre sempre ogni cosa – la cosa contenuta in una inesprimibile attesa, senza neppure aprirsi a proporla, da mia sorella Carla.

  • La costruzione della Dao Hung a Luang Prabang
  • La costruzione della Dara Samouth a Houei Sai
  • La costruzione della Seng Savang a Sayaboury
  • Il Seminario Paolo VI, che custodisce la tomba di Mons.Lionello BERTI
  • La scuola per i catechisti
  • L’Episcopio con Procura a Ban Mano
  • La Casa per le Ausiliarie a Ban Mano

Il processo per il terreno della Dao Hung: in quel terreno Padre Berti aveva seminato molte medagliette della “Miracolosa”

Le morti

  • P.Mario BORZAGA: troppo presto per tempo ed età
  • P.Natalino SARTOR
  • P.Antonio ZANONI
  • Mons. Lionello BERTI

 

Lourdes, 8 Giugno 2001